La belladonna (nome botanico: Atropa belladonna), pianta appartenente alla famiglia botanica delle solanacee, in passato veniva frequentemente usata dalle donne veneziane per dilatare le pupille e per rendere quindi il loro sguardo più ammaliante.
La belladonna era anche uno degli ingredienti fondamentali del celebre balsame tranquille (chiamato anche “olio di narcotico”), pozione inventata da due padri cappuccini, padre Tranquille e padre Rousseau. Era usato inoltre in molte ricette antiche riguardanti i magici filtri d’amore e si racconta fosse un componente essenziale di una pozione in grado di far viaggiare durante il sonno.
Il suo nome scientifico deriva dalla Parca Atropos, ossia la divinità che recideva il filo della vita dei mortali.
È una pianta perenne, con un’altezza che varia dai 60 ai 180 cm, con un rizoma rotondo e una radice cilindrica, dalla quale germogliano vari gambi eretti e ramificati; le foglie sono grandi e ovate, sovente opposte, una più grande dell’altra; i fiori, i quali compaiono da maggio a settembre, rilucono di un color violetto con macchie porpora e nascono tra le foglie.
I frutti sono costituiti da lucide bacche rosso brune, simili a ciliegie, molto velenose. La belladonna cresce spontaneamente nelle zone montane e submontane dell’Europa centrale e meridionale, ma viene anche coltivata in virtù delle sue qualità terapeutiche.
Le parti della pianta che vengono impiegate per usi fitoterapici sono le radici, le foglie e le sommità fiorite. Occorre avvertire che si tratta di un’erba da utilizzare con molta prudenza poiché altamente tossica: essa contiene atropina, iosciamina, scopolamina e diversi alcaloidi.
Le sue proprietà medicinali sono soprattutto antispasmodiche ed analgesiche ed essa può venir somministrata secondo svariate modalità. Per combattere la stitichezza è possibile preparare un macerato di foglie, lasciando riposarne circa 10 grammi in una scodella d’acqua per un’ora; se ne prende una tazzina 3 volte al giorno. Contro le ulcere si può invece preparare un cataplasma di radici e foglie sminuzzate (nella quantità di 20 grammi), lasciando riposare in mezzo litro d’acqua fredda il preparato per 4 ore.
La belladonna può altresì venir adoperata in polvere, estratto o tintura; al giorno d’oggi tuttavia non viene più utilizzata al naturale in quanto la ricerca scientifica permette ora l’estrazione degli alcaloidi che la caratterizzano e dunque il suo impiego in preparazioni diluite o granuli omeopatici; nei suddetti casi risulta essere un utile rimedio contro le sindromi dolorose, le nevralgie e l’asma.
In ogni caso deve sempre essere somministrata sotto accurato controllo medico, in quanto è una pianta che può provocare avvelenamenti con deliri, allucinazioni visive ed effetti anche mortali.