Il rovo (nome botanico: Rubus fruticosus) è una pianta spinosa assai conosciuta chiamata anche “mora di rovo” ed è diffusa in natura in oltre 100 specie: si trova frequentemente nei boschi, tra le siepi e nei terreni incolti, dove talvolta può assumere carattere infestante.
Appartiene alla famiglia botanica delle rosacee e si presenta come un arbusto dai fusti inarcati nelle parte superiore, i quali rinnovano i germogli ogni anno; le foglie, alterne e palmate, sono suddivise in cinque foglioline ellittiche di forma ovale e margine dentato.
I fiori, bianchi o rosati, fanno la loro comparsa tra la primavera e l’estate e sono riuniti in grappoli alle estremità dei rami. I frutti, le classiche more, sono costituiti da piccole drupe, verdi all’inizio, e quindi successivamente rosse e nere, quando raggiungono la maturazione completa.
Viene coltivato, anche su larga scala, con varietà selezionate (talvolta prive di spine), per la produzione dei suddetti frutti. Il rovo è utilizzato in ambito fitoterapico con grande successo per il suo contenuto di svariati componenti attivi notevolmente preziosi, quali tannino, acido ossalico, acido citrico, acido malico, zucchero, sostanze coloranti, olio essenziale, vitamine A e C ed importanti sali minerali (ferro, potassio, calcio, sodio e fosforo).
Può venir impiegato attraverso decotto per contrastare la diarrea e la dissenteria: si fanno bollire circa 25 grammi di foglie secche in mezzo litro d’acqua e se ne assumono 3 tazze al giorno.
L’infuso è utilizzato talvolta per fare gargarismi in caso di forte mal di gola: si adoperano le foglie e i fiori (nella quantità complessiva di 15 grammi per ogni tazza d’acqua bollente) e si può ripetere il trattamento tutte le volte che se ne presenta la necessità , fino a completa guarigione; come efficace lassativo naturale, invece, si usa la corteccia della sua radice (circa 10 grammi per ogni mezzo litro d’acqua).
Per uso esterno si adoperano le sue foglie tritate ed il loro succo, per cicatrizzare piaghe e piccole ferite; in caso di emorroidi è possibile preparare delle compresse con il suo decotto (preparato a sua volta con 100 grammi di germogli teneri in un litro d’acqua), da applicare sulla parte malata.
Inoltre, i frutti del rovo hanno proprietà antiossidanti e mangiarne in abbondanza previene i disturbi cardiovascolari, le infezioni alla vescica e le complicazioni cardiache.
In ambito gastronomico, sono appunto i frutti ad essere largamente utilizzati, come ingrediente di dolci, conserve, marmellate e composte. A causa della presenza di spine, si ricorda che tutti i preparati a base di rovo vanno filtrati con cura.