Presumibilmente originaria dell’Europa meridionale, l’issopo (nome botanico: Hyssopus officinalis) è una pianta che si è poi rapidamente diffusa in Medio Oriente, dove è stata utilizzata per le sue efficaci proprietà terapeutiche, molti secoli prima della nascita di Cristo.
Sia il Vecchio che il Nuovo Testamento citano l’issopo come erba curativa usata dai lebbrosi, i quali la sfregavano sulla pelle nel tentativo di liberarsi dalla malattia e di proteggere coloro che incontravano.
Le sue indiscutibili virtù antibiotiche venivano sfruttate anche dagli agricoltori, che preparavano una poltiglia con le foglie tritate (e mescolate con dello zucchero) da applicare ai tagli e alle contusioni causati dal duro lavoro nei campi, in modo da evitare la formazione di pus e ridurre eventuali gonfiori.
Durante il Medioevo, in quanto il suo intenso aroma attrae fortemente le api, i monaci lo coltivavano vicino agli alberi da frutto per favorire l’impollinazione. Ancor oggi viene adoperato a questo scopo nei pressi degli alberi da frutto, ma poiché attira anche altri insetti, si consiglia di coltivarlo lontano dalle verdure.
Appartenente alla famiglia delle labiate, l’issopo è una pianta perenne, abbastanza robusta, cespugliosa, alta da 40 a 60 cm, con foglie dal color verde scuro e fiori blu violetto raccolti in spighe; diffuso nei climi temperati, predilige le zone soleggiate della collina e della montagna ed i terreni asciutti e sassosi.
Le parti della pianta usate in campo erboristico sono non solo le foglie, ma anche i fiori (freschi o secchi), colti all’inizio della fioritura; esse devono venir conservate in luogo ombroso e ventilato e conservate all’asciutto.
L’issopo è ricco di olio essenziale, flavonoidi e tannini e presenta proprietà espettoranti, carminative, depurative e cicatrizzanti. Può essere assunto sotto forma di infuso o di decotto come tonico del sistema nervoso e per contrastare un’ampia gamma di disturbi molto fastidiosi, quali l’ansia, la tosse, la raucedine, il meteorismo e la cattiva digestione; si consiglia, al fine di una cura depurativa al termine della stagione invernale, di sorbire tale infuso nella quantità di 2 tazze al giorno per 15 giorni.
L’infuso presenta anche molteplici usi esterni: usato quotidianamente come lozione per il viso, aiuta a purificare la pelle; in compresse e lavaggi è molto utile per la disinfettazione e la cicatrizzazione di piaghe e ferite; attraverso sciacqui e gargarismi viene talvolta usata invece contro le infiammazioni della gola.
Occorre tuttavia prestare una certa attenzione ai suoi dosaggi, in quanto, in dosi elevate, la sua essenza può causare crisi epilettiche in soggetti predisposti; la pianta infatti è in generale controindicata per tutti coloro che soffrono di disturbi nervosi.
Dal punto di vista gastronomico, viene spesso impiegata come erba aromatica per insaporire diverse pietanze (come minestre, ragù e insalate); il suo aroma è amaro e ricorda piacevolmente la menta e la ruta. Viene inoltre molto usato in liquoreria e, come pianta ornamentale dal gradevole aroma, è piacevole ed elegante da tenere in giardino.